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di Valentina Berengo

Quando vai in libreria ti trovi davanti così tante storie contenute dentro ai libri, che solo di rado ti chiedi cosa ci possa essere dietro a ciascuno di quelli. Eppure, soprattutto se di un libro ti innamori, ti viene voglia di sapere qualcosa di più di chi l’ha scritto, di chi ha scelto di pubblicarlo e di come è successo. Se poi il libro è un albo illustrato, allora l’alchimia è ancora più complessa, e, di solito, l’amore è una vera e propria folgorazione. Chi ha ha avuto l’occasione di vedere un bambino scegliere un libro in libreria lo sa bene, ma succede anche agli adulti.

Abbiamo incontrato Valentina Mai, art director di  Kite edizioni, una casa editrice indipendente specializzata in libri illustrati che negli anni si è conquistata uno spazio di tutto rispetto in libreria e ha pubblicato volumi che gli appassionati di illustrazioni hanno nella loro collezione. Ne abbiamo approfittato per soddisfare le nostre curiosità.

 

PBS: Lei è l’art director di una casa editrice di libri illustrati. In cosa consiste il suo lavoro?

VM: Il mio lavoro consiste nello scegliere che cosa pubblicare. In alcuni casi il progetto che mi viene proposto è già completo di testo e illustrazioni, se lo considero interessante decido di pubblicarlo, magari migliorandone alcuni aspetti laddove sia necessario farlo. Qualora invece il progetto che mi viene proposto e mi interessa sia solamente un testo, il mio lavoro consiste nel seguire il progetto dell’illustratore dalla definizione dello story-board alle tavole finali. In alcuni casi il processo dell’illustratore va per così dire di pancia e non posso che stare in disparte durante tutta la fase creativa per intervenire e ottimizzare ciò che ha prodotto solo a posteriori, in altri casi invece si tratta più un lavoro d’equipe basato su un confronto costante durante tutte le varie fasi della nostra progettazione creativa.

 

PBS: Come nasce un libro illustrato? Quanto la fusione tra testo e immagine è frutto dell’esperienza dell’editore e quanto invece è originario dell’opera?

VM: In alcuni casi riceviamo dei progetti già definiti, in quest’ipotesi la nostra parte è quella di riconoscerne il valore, ma la fusione è già preesistente e il nostro intervento quindi è più marginale e paratestuale. Altre volte abbiamo un testo che vorremmo pubblicare e sta a noi trovare un abbinamento felice. Altre resto colpita da illustrazioni, le propongo ai miei autori e può essere che nasca una storia. Qualche libro è nato anche così, alla rovescia.

 

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la squadra di Kite edizioni alla Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna. Valentina Mai è la terza da destra.

PBS: Ci immaginiamo gli albi illustrati come un prodotto dedicato esclusivamente ai bambini, eppure tanti hanno delle illustrazioni e dei testi così sofisticati che piacciono molto anche (e forse di più) agli adulti. Com’è che, negli anni, l’immaginario dedicato ai bambini si è evoluto in questa direzione? 

VM: Io non ho mai smesso di acquistare albi illustrati per me stessa. Contesto a priori quella spaccatura che vede i libri illustrati come un prodotto destinato ai bambini. In questi anni in cui l’arte è diventata sempre più concettuale ed anche immateriale, dove possono trovare soddisfazione gli adulti che amano l’immagine se non nei libri illustrati? E allora perché non proporre dei libri con più livelli di lettura che possano risultare graditi a tutti? Bisogna dire che un tempo, con le dovute eccezioni, l’illustrazione aveva un ruolo ancillare rispetto al testo, che si limitava solo a rappresentare. Ora ne ha uno da protagonista.

 

PBS: I vostri libri sono anche in Francia. Il pubblico è diverso nei due paesi? Ci sono delle significative differenze nell’essere bambini lì e qui?

VM: I bambini francesi, al contrario dei nostri, ricevono a scuola un’educazione all’immagine diffusa e ad alti livelli, anche se non hanno la fortuna di nascere in una famiglia cólta, per cui molto spesso libri che qui sono considerati da grandi lì vengono disinvoltamente proposti anche ai bambini, che hanno tutti gli strumenti per capirli ed apprezzarli.

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la sede di Kite edizioni

PBS: Lei è anche illustratrice: qual è il talento che bisogna possedere per trasformare le emozioni in segni grafici?

VM: Innanzitutto forse bisogna saperle provare, queste emozioni, poi bisogna non aver paura di trasmetterle e trovare il proprio modo per esprimerle, sperando che abbia un valore. Paradossalmente l’eccellenza tecnica può costituire un ostacolo più che un vantaggio.

 

PBS: C’è un titolo del catalogo a cui è particolarmente legata (a parte i suoi)?

VM: Faccio fatica ad indicargliene solamente uno, dirò il primo che mi è venuto in mente: Niente di niente di Yael Frankel. Un libro sul valore dell’incontro e del cambiamento che può portare.

(In realtà sono più legata ai titoli degli altri che ai miei, se non fosse così non farei l’editore, ma starei tutto il tempo a scrivere e disegnare conoscendomi).

 

PBS: Kite sta per compiere dieci anni: che traguardo è per un editore? Cosa si immagina o si augura per i prossimi dieci?

VM: Per un editore indipendente dieci anni sono un traguardo importante, un’età che ti fa dire che probabilmente la strada che stai percorrendo è quella giusta.

Mi immagino di non dover più fare tutta questa fatica, ma mi auguro di non perdere la voglia di farne.





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