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di Daria Benetazzo

Un bel romanzo come una buona grappa? Il fine di avvicinare le persone alla lettura ha spesso giustificato i mezzi più disparati (a volte anche disperati), comprese metafore ardite e similitudini fantasiose. Purché restino metafore. La fine del 2015 ha infatti visto il lancio, in edicola, dei nuovissimi libri distillati, con cui la casa editrice Centauria promette di offrire i best seller più avvincenti in un’edizione da godere tutta d’un fiato, in cui resta solo il piacere dell’avventura. Il procedimento, in effetti, è semplice: si dimezza il numero delle pagine. Distillati, non riassunti, ci tengono a precisare nel sito, dove si garantisce anche che vengono mantenute intatte atmosfera, suspense, personaggi, lasciando “il piacere di storie senza tempo”.

Ma quali sono queste storie che, per diventare senza tempo, devono essere tagliuzzate e private di pagine evidentemente ritenute superflue? Non grandi classici, che la prova della sopravvivenza agli anni l’hanno già superata (integri), ma romanzi di successo, spesso trasformati in fenomeni cinematografici: il celeberrimo “Uomini che odiano le donne” di Stieg Larsson e l’italiano “Venuto al mondo” di Margaret Mazzantini, già usciti in dicembre, “La solitudine dei numeri primi” di Paolo Giordano, “Il dio del fiume” di Wilbur Smith, “Il socio” di John Grisham e “Le parole che non ti ho detto” di Nicholas Sparks nei mesi a venire. Storie e stili molto diversi tra loro, in cui si suppone che, visto il grande successo di pubblico, ogni lettore abbia trovato il proprio piacere dell’avventura, rintracciandolo in parole e brani ogni volta diversi che non è detto esistano ancora nella versione “distillata”.

La trovata di Centauria, che su facebook ha ricevuto quasi solo commenti negativi e sarcastici (ma, forse, non tanti quanti avrebbe sperato), torna infatti sull’eterna domanda che affligge gli addetti ai lavori nell’editoria: in cosa consiste il piacere di leggere? Si può definire in modo univoco? E, soprattutto negli ultimi tempi, un alto numero di pagine scoraggia la lettura?

I successi delle grandi saghe e delle trilogie, in realtà, come anche degli stessi best seller sopra citati, sembrerebbero smentire questa ipotesi da un lato, e dar luogo a un altro possibile equivoco dall’altro: credere che quello che tiene il lettore incatenato a un romanzo, facendogli divorare una pagina dopo l’altra, sia il desiderio di “sapere come va a finire”, di seguire la trama dall’inizio alla fine, e basta. Ne consegue che si può “distillare” un testo, estraendone gli elementi essenziali per comprendere le vicende dei personaggi (il famoso piacere dell’avventura) lasciando perdere “il superfluo” (con buona pace degli editor).

Peccato che il superfluo in letteratura non esista: una storia ci appassiona perché ci affezioniamo ai personaggi, al loro carattere, al modo in cui l’autore ce li fa conoscere, ai dettagli a cui in un primo momento non facciamo caso e che poi ci ritornano in mente. Il piacere di leggere forse non si può definire, ma di certo non si misura in pagine: un buon libro dura molto di più di una buona grappa.

Vuoi sapere cosa ha detto la scrittrice Bianca Pitzorno a proposito dell’ “operazione distillati”? Ascoltalo dalla viva voce di Daria:

Scopri gli 8 capolavori non “tagliuzzati” ma già brevi consigliati dalle PBS Personal Book Shopper.

 

 




1 Comment:

  1. […] Peppa Pig, per intenderci) pubblica romanzi famosi tagliandoli almeno della metà della pagine (qui spieghiamo bene di cosa si tratta). La Pitzorno, notissima scrittrice di libri per bambini e non solo, si è […]


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