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C’è anche Catwoman, in questo romanzo, ma l’autrice, Alessandra Sarchi, la chiama Donnagatto, e nella vita è Giovanna. All’apparenza è una forza della natura, ma, come tutti, cela una zona d’ombra. L’incontro con lei si rivela determinante per la protagonista de La notte ha la mia voce (Einaudi editore, collana Stile libero big, 165 pagine), una giovane donna che in seguito ad un incidente d’auto perde l’uso delle gambe e deve riformulare il suo rapporto con la vita. Questo romanzo, universale davvero, avvolgente e insieme lacerante, può piacere anche a te se sei fatto così:

Genere: maschio o femmina

Età: dai 20 anni in su

Carattere e stato d’animo: alle volte ti senti un diverso, nel fisico, nell’animo, nella condizione. Sei una persona riflessiva e acuta, e ami la bellezza.

Libri piaciuti: Il senso di una fine di Julian Barnes, Mani calde di Giovanna Zucca, L’amore normale di Alessandra Sarchi.

Ai nostri microfoni chiediamo all’autrice, la cui storia in parte coincide con quella della protagonista del romanzo, la genesi dell’opera, perché la letteratura non è mai mero racconto personale, ma desiderio di esplorazione.  Dice Alessandra Sarchi:

Non ho mai inteso fare dell’autobiografia. Ho cercato di capire cosa da questa posizione, di chi non cammina più, si potesse vedere in maniera diversa rispetto a quella che consideriamo la “normalità”.

Quando si affrontano delle marginalità si tende a costruire delle figure vincenti, di persone che ce l’hanno fatta, ma sono parabole consolatorie, in realtà le persone vivono le loro vite comuni, sia i sani che i meno sani, con le loro zone d’ombra e la Donnagatto, che pure si merita il nome di una supereroina, è l’emblema di questo.

Ascolta la prima parte dell’intervista (o scaricala qui):

Ad un certo punto del romanzo la voce narrante parlando della Donnagatto dice:

Io avevo abiurato ai miei idoli mentre lei vi si era convertita con l’entusiasmo di una neofita. Sapevo bene cosa c’era dietro quella Sistina di danzatori e danzatrici che innalzava le pareti della sua casa in una spirale maestosa: la sete d’infinito che è nei corpi, quella che io mi ostinavo a dimenticare.
Nei danzatori è una sete che non si spegne mai.
La fatica che macera le fibre dei muscoli e le articolazioni, tendendole verso la perfezione effimera del gesto, disincarna i corpi, li filtra da ogni scoria. Giorno dopo giorno i danzatori acquisiscono grammi d’infinito, un po’ ovunque, dalla testa ai piedi.

Sono rarissimi, per non dire inesistenti, i romanzi che raccontano il mondo del balletto classico e capiamo dalle parole dell’autrice che in qualche modo questo mondo ascetico, quasi mistico, le appartiene. Ascolta la seconda parte dell’intervista (o scaricala qui):

Le tre parti in cui è diviso il libro sono:  la terra, l’aria e l’acqua. Ci spiega l’autrice:

La terra: è il legame con la terra che ci contraddistingue come esseri che camminano, e la posizione eretta ci rende diversi da tutti gli altri animali.
L’aria: la protagonista è la voce, l’elemento più disincarnato del nostro corpo, la voce ci arriva, ma non ha forma, volume, peso eppure dalla qualità della voce riconosciamo le persone una ad una.
L’acqua: è dall’acqua che noi veniamo, è di acqua che siamo fatti ed è forse all’acqua che torneremo.
Un’allegoria cosmogonica in cui manca il fuoco, che è rappresentato dalla scrittura.




1 Comment:

  1. […] che il romanzo La notte ha la mia voce di Alessandra Sarchi, recensito e amato da Gioia e Valentina, le nostre Personal book shopper, sia in […]


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