Ti chiedi come sia diventato l’amore ai tempi di Facebook, Twitter, Whattsapp? della realtà virtuale e dei messaggi che possono essere scambiati nascosti dietro uno schermo e creandosi un’identita dai contorni labili e addomesticabili?
Ti è mai successo di flirtare, la notte, per iscritto, con una persona che conosci anche nella vita reale, magari incontrandola al lavoro il giorno dopo e facendo finta di niente?
Hai, sotto sotto, l’impressione che la “virtualità” che ci circonda possa sfuggirci di mano?
Se hai risposto sì, il libro che fa per te è La nostalgia degli altri di Federica Manzon (Feltrinelli editore, collana Narratori, 210 pagine) che piace, in generale, a te che ti riconosci nell’identikit qui sotto:
Genere: maschio o femmina
Età: dai 18 anni in su
Carattere e stato d’animo: hai voglia di essere rapito da una storia dai contorni sfumati e in parte irreali, in cui immedesimarti fino a domandarti: “e se le cose andassero davvero così? se succedesse a me?”. Affascinato dai racconti distopici, resti pur sempre un gran romanticone e ami leggere libri scritti proprio bene
Libri piaciuti: Non lasciarmi di Kazuo Ishiguro, Fato e furia di Lauren Groff, Un amore senza fine di Scott Spencer.
Federica Manzon, che intervistiamo al telefono, ci racconta che scrivendo La nostalgia degli altri voleva indagare cosa sarebbe accaduto se se due abili “raccontatori di storie” si fossero innamorati e si fossero innamorati ai giorni nostri, tempo in cui l’amore è fatto molto spesso di parole (mail, sms, messaggi su whattsapp) e il corpo è messo fuori gioco. I due “raccontatori” in questione sono Lizzie e Adrian, giovani adulti dal passato tormentato, che lavorano all’Acquario, un posto dove si inventano realtà virtuali, una specie, ci dice, di Facebook, Nintendo, HBO tutto insieme. A raccontare la loro storia d’amore è un io narrante che non conosciamo, ma che sa tutto di loro, inspiegabilmente perfino troppo.
La domanda per Federica Manzon sorge spontanea: ma l’amore è lo stesso di quello narrato da Shakespeare, o, cambiando i modi e i mezzi, si è modificato a sua volta?
Ascolta la risposta dell’autrice nella prima parte dell’intervista (o scaricala qui):
Chi sono quelli che cedono di più a questo tipo d’amore “senza corpo”?
si è chiesta Federica Manzon mentre ragionava sulla storia e i personaggi. La risposta?
Coloro che vogliono vivere di più, più intensamente, più vite. Questo è lo stesso motivo per cui si scrive
Eppure La nostalgia degli altri parla a ciascuno di noi e il messaggio che l’autrice ha messo nella bottiglia per i lettori è che i sentimenti ci mettono in gioco sempre più di quanto crediamo. I più forti e i più pericolosi si annidano dove meno ce l’aspettiamo. Ascolta la seconda parte dell’intervista (o scaricala qui):
Per conto mio, per quanto non li perda d’occhio, a volte dubito che la loro storia, i sentimenti, i baci, i denti digrignati stretti, la maglietta infilata o sfilata da dietro la testa siano qualcosa di reale, che esistano al di fuori dei racconti che ci facciamo, noi che non sappiamo più distinguere tra le realtà immaginarie che produciamo su grande scala per soggetti in deficit di vita e la nostra stessa mancanza di vita. E sono pronto a vederli apparire in un’onda di pixel, i miei amici perduti: guardarli dietro la distorsione di uno schermo sarebbe un sollievo, sarei io a disegnare per loro una terra costosa e innocua dove potrebbero muoversi e interagire con miliardi di dialoghi e gesti a disposizione, senza farsi male. Appropriarsi di un pezzo di trama e raccontarla a proprio modo, partecipare e non consumare, è il meglio che offriamo ai nostri clienti. E non è forse quello che sto facendo anche io? A chi appartengono le nostre storie, chi le controlla? È lecito quello che sto facendo?