Dopo Acciaio e Marina bellezza, Silvia Avallone torna in libreria con un romanzo che parla di maternità e della sua negazione, di amori adolescenziali e di quelli consumati dalla fatica del tempo, di ossessioni asfissianti e di sogni da realizzare. E di amicizie salvifiche. S’intitola Da dove la vita è perfetta (Rizzoli, collana La Scala, 377 pagine) e ti piace se sei fatto così:
Genere: femmina (ma anche maschio, dai!)
Età: dai 16 anni in su
Carattere e stato d’animo: non hai paura di calarti nei recessi bui dell’animo umano, anzi, sei affascinato dalle relazioni e dai nodi da sciogliere. Da quelle situazioni all’apparenza senza uscita ma che poi riservano, a volte, un finale inatteso
Libri piaciuti: Ti prendo e ti porto via di Niccolò Ammaniti, Acciaio di Silvia Avallone e L’Arminuta di Donatella di Pietrantonio.
Non sarebbe da lei, scrittrice dalla penna limpida e acuminata, ma generosa nel tratteggiare storie universali, raccontare la maternità che ha appena vissuta, e che immaginiamo lieta (l’abbiamo incontrata con la sua bambina al festival Rovigoracconta): eppure il romanzo che ha appena consegnato ai lettori l’ha scritto con una neonata tra le braccia. Ne è venuto fuori un caleidoscopio di sentimenti, amplificati dalla potenza generatrice del corpo (e dell’anima) delle protagoniste che ha messe sulla pagina. Non sempre positivi però, perché, come ci spiega:
Ciascuno fa una grande fatica a scendere in quella che è la pancia buia del femminile. Bisogna trovare le parole giuste…
La Avallone racconta in Da dove la vita è perfetta la storia di Adele che a diciassette anni si fa mettere incinta dal fidanzato per incastrarlo, e poi resta incastrata a sua volta, più che nel rovesciamento di fronti della sua vita, in un sentimento ambivalente che è molto più forte di quanto potesse immaginare. Dall’altra parte stanno Dora e Fabio, che le hanno provate tutte, ma un figlio non riescono proprio ad averlo, e soffrono come cani.
Tutto si svolge, come anche nei suoi precedenti romanzi, in mezzo agli ultimi, che ne sono protagonisti perché, dice:
Gli ultimi sono i più bisognosi di essere raccontati
Ascolta la prima parte dell’intervista all’autrice (o scaricala qui):
Uno dei personaggi silenziosi del romanzo, ma neanche troppo, è la città di Bologna, verso cui l’autrice si sente debitrice perché le ha permesso di diventare quella che è. Ascolta il racconto dei suoi anni universitari premendo play (o scaricando il podcast qui):
Citando il titolo, dov’è che la vita è perfetta per Silvia Avallone?
Solo da certi squarci, da certe panchine, da certi balconi e da certe finestre, da dove riusciamo a proiettare i nostri desideri
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