di Daria Benetazzo
C’è chi entra a cercare un libro senza sapere né titolo né autore, ma solo il genere, chi rimaneggia fantasiosamente i titoli, chi chiede se può strappare le pagine dai libri… non si può negare che, al di là di statistiche, numeri e analisi dettagliate, chi ha la possibilità di capire davvero chi sono e cosa vogliono i lettori italiani sono i librai.
Non tutti, però, riescono a raccontare le tragicomiche avventure che vivono tutti i giorni in libreria con la passione e l’ironia di Laura (aka Nathan Ranga), l’autrice del blog I dolori della giovane libraia, in cui illustra gli episodi più divertenti (e a volte sconcertanti) di questo lavoro tramite vignette, recensioni, curiosità e interviste. La blogger è arrivata ormai a festeggiare il milione di visualizzazioni.
L’abbiamo intervistata a RadioBue.it chiedendole: “C’è un comportamento dei lettori sul quale proprio non riesci a sorridere?” Ascolta la prima parte dell’intervista:
Nella seconda parte dell’intervista, sottoponiamo Laura a un difficilissimo quiz radiofonico, ascolta!
Fare la libraia è un lavoro molto bello, ma alla giovane libraia, laureata in biblioteconomia, sarebbe piaciuto anche lavorare nell’abito della conservazione dei libri antichi o in una biblioteca:
Purtroppo in Italia il fatto che il bibliotecario sia una professione con specificità precise è un concetto che non è mai stato compreso, inoltre da moltissimi anni non escono grandi concorsi per archivisti e bibliotecari e ormai molti lavori sono appaltati ad agenzie esterne.
Così ha dato vita al suo blog, nel giugno 2013, dopo l’ennesimo trasferimento, non solo per raccontare gli strafalcioni dei clienti con il linguaggio, indovinatissimo, delle vignette, ma anche per continuare a fare due cose che le piacciono molto, scrivere e parlare di storia del libro.
“Si sa molto del libro a livello letterario e pochissimo a livello di storia del libro vero e proprio” dice Laura, mentre un po’ di consapevolezza su questo forse permetterebbe anche di valutare diversamente il dibattito che c’è sull’e-reader, che, spiega, “riguarda dilemmi etici e problematiche che vanno oltre la semplice (e presunta) comodità di un supporto rispetto all’altro”.
Lavorare in libreria, però, permette anche di osservare da vicino le dinamiche misteriose che guidano il successo di alcuni libri, cosa che, secondo la giovane libraia, sarebbe utile che anche qualche editore prendesse attentamente in considerazione.
Scoprirebbe che in molti casi c’è un’offerta che non trova domanda e soprattutto una domanda che non trova offerta. L’esperienza potrebbe essergli utile nella scelta delle nuove pubblicazioni.
Anche perché, come ha raccontato alle PBS, non necessariamente l’esposizione di un libro all’interno del negozio diventa un fattore determinante per le vendite, mentre spesso è il passaparola a decretare il successo di opere che, magari, non erano nate con l’obiettivo diventare bestseller.
Insomma, qualunque sia il mondo di aspettative con cui scrittori ed editori accompagnano un libro dalla nascita fino all’approdo in libreria, è proprio qui che comincia la sua vera vita: nell’incontro-scontro con i lettori mediato da queste figure, straordinarie, che sono i librai. Sperando che la libreria non diventi, come scrive Laura, “un posto (e un posto di lavoro) che i nostri nipoti studieranno solo nei file audio di storia”.