Joyce Carol Oates ha definito Scott Spencer sulle pagine del New Yorker:
un cantore dell’Eros, liricamente preciso nelle descrizioni delle fantasie degli amanti, del sesso, dei corpi
ed è davvero così.
Il suo romanzo che ti raccontiamo oggi, Un amore senza fine (Sellerio editore Palermo, collana La memoria, traduzione di Francesco Franconeri, 581 pagine), ha nella seconda metà un capitolo di cinquanta pagine interamente dedicato alla descrizione dell’amore fisico tra i due protagonisti che è incredibilmente lirico e reale. Ma chiaramente non sarebbe letteratura se si limitasse alla descrizion dell’atto sessuale. No, Spencer è un cantore dell’ossessione, cerebrale, amorosa, fisica, e questo suo unico romanzo tradotto in italiano potrà piacerti se sei fatto così:
Genere: maschio o femmina
Età: dai 20 anni in su
Carattere e stato d’animo: hai un debole per le storie morbose, e più che essere alla ricerca di un filo logico, tu cerchi nei libri e nelle situazioni reali un movimento interiore, passionale, erotico perfino. Meglio se portato alle estreme conseguenze.
Libri piaciuti: Una vita come tante di Hanya Yanagihara, Follia di Patrick McGrath, Il corpo di Jonah Boyd di David Leavitt.
La storia si apre con il racconto, piano e obiettivo, in prima persona, di come David, l’io narrante, ha appiccato l’incendio alla casa della sua fidanzata e dei suoi familiari, e poi di come li ha aiutati ad uscirne illesi. Spencer, insomma, ci fa capire subito che ci aspetta un viaggio negli abissi di una mente umana che non trova pace.
Incredibilmente questo romanzo, pubblicato nel 1979 e da cui sono stati tratti due film (uno dei quali di Franco Zeffirelli) entrambi oggetto di critiche feroci, ha molti punti in comune, per similitudine o per contrasto, con il celeberrimo (e recentissimo) Una vita come tante di Hanya Yanagihara (che abbiamo adorato). Non ultimo la scrittura a fiume, che non risparmia al lettore nessun tipo di dettaglio, di ripetizione o di considerazione. Forse perché solo in questo modo l’anormalità più dolente riesce a riallinearsi alla scansione quotidiana della vita e ad apparire – prodigio letterario – ordinaria come non mai.
Ascolta il racconto di Vale (o scarica il podcast qui):
Se l’amore senza fine era un sogno, allora tutti noi lo condividevamo, ancor di più di quanto potessimno condividere il sogno d’essere immortali o di riuscire a viaggiare nel tempo, e se qualcosa mi differenziava da tutti gli altri non erano i miei impulsi bensì la mia testardaggine, la mia disponibilità di portare il sogno oltre quei limiti che erano stati concordati come ragionevoli, a dichiarare che quel sogno non era un delirio della mente ma una realtà altrettanto tangibile dell’altra più tenue, più infelice illusione che chiamiamo vita quotidiana